Il grande successo e l’interesse suscitato nei visitatori avevano portato alla decisione di prolungare la mostra dedicata al culto del duce, un lungo viaggio attraverso il fascismo per ricordare l’epoca dell’arte del consenso e della propaganda fascista nei busti e nelle raffigurazioni del duce. L’esposizione è stata visitabile fino al 9 dicembre 2018.
La mostra, un progetto scientifico di Giordano Bruno Guerri, era composta da due sezioni: nella prima erano raccolte 33 sculture, nella seconda, vi erano decine di opere non scultoree, xilografie, bozzetti in cartoncino, dipinti, incisioni, ceramiche, iconografie di vario tipo e materiali.
Soprattutto negli anni Trenta, dopo il Concordato del 1929, il culto del duce si sovrappose al culto del littorio come strumento di propaganda politica e di affermazione del regime fascista. Il carisma di Mussolini fu istituzionalizzato, rafforzato, impostato dalla propaganda divenendo il medium tra la fede delle masse e il futuro della nazione. Negli anni Trenta il duce diventò quindi il prodotto principale di quella che, con un linguaggio dei nostri tempi, è stata chiamata la fabbrica del consenso. Ebbe particolare rilievo la celebrazione scultorea di Mussolini, e la mostra “Il culto del duce” l’ha proposta in chiave cronologica con opere di artisti sconosciuti, noti, meno noti, celeberrimi.
Erano presenti opere di Salvatore Monaco, Giacomo Balla, Luigi Fabris, Gaetano Chiaromante, Aldo Buttini, Fortunato Longo, Carlo Guarnieri, Dante Ruffini, Uberto Bonetti, Mino Rosso, Gerardo Dottori, Ernesto Michaelles in arte Thayath (autore del celebre “Dux” in bronzo dallo stile prettamente futurista), Renato Borelli (inventore del cosiddetto “Profilo Continuo” in cui l’ombra della scultura, proiettata con l’ausilio di una fonte di luce ben disposta, diviene parte della scultura stessa in un suggestivo gioco di luci e di forme), Mario Sironi, Paolo Troubetzkoy, Enrico Prampolini, RAM, Mino Delle Site, Giuseppe Graziosi, Albino Manca e addirittura Antonio Ligabue con la sua raffigurazione equestre di Mussolini, una vera rarità, oltre ad una serie di opere anonime estremamente interessanti.
Capire il culto del duce è un passaggio indispensabile per capire cosa sia stato il fascismo e il suo rapporto con gli italiani, sia per chi vi credeva sia per chi – scrive Italo Calvino – non riuscì a compiere il passaggio tra il giudicare negativamente il regime e un impegno attivo antifascista. Per l’occasione è stato pubblicato il libretto “Il culto del duce” a cura di Giordano Bruno Guerri.
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